Storia di Parma

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Città di aristocratiche tradizioni culturali, ricca di monumenti insigni, di preziose opere d’arte e delle memorie del suo passato di capitale, famosa nel nome dei suoi figli più illustri o degli artisti che qui lasciarono importanti lavori – basti ricordare Benedetto Antelami o Correggio, il ParmigianinoBodoniBottesiniPaërVerdi e Toscanini – dei poeti, degli scrittori, dei cineasti che ad essa si ispirarono, primo fra tutti Sthendal che la sognò fantastica nelle pagine della sua “Chartreuse”, Parma non assomiglia a nessuna delle tante belle città di media grandezza che attirano i visitatori in Italia.
Testimonianze fra le massime di ogni grande periodo artistico e istituzioni di civiltà per cui la resero illustre in Europa le dinastie dei Farnese e dei Borbone così che nel XVIII secolo poteva essere definita “l’Atene d’Italia”, e il governo illuminato di Maria Luigia d’Austria; raffinatezza di vita sociale e fervore di multiformi interessi culturali; dinamico spirito imprenditoriale che si realizza nelle sue aziende industriali e nel suo quartiere fieristico e gusto raffinato per la convivialità e la buona tavola che nasce dai prodotti gloriosi della sua terra, ne fanno una città unica.
 
Parma, sorge a 52 metri sul livello del mare, lungo le rive del torrente omonimo che la attraversa, al centro di una ampia e fertile pianura delimitata a Nord dal corso del Po e a Sud dalla catena degli Appennini.
 
Su antichissime preesistenze – una terramara dell’età del bronzo e un nucleo abitato Celtico ed Etrusco – Parma venne costituita in colonia romana lungo il tracciato della via Emilia dal console Marco Emilio Lepido nel 183 a.c., fece parte della Gallia Cispadana e si fregiò, durante il periodo imperiale – di cui rimangono tracce importanti nel Teatro e nell’Anfiteatro – dei titoli di Julia e Augusta.
Fiorente Comune nel Medio Evo grazie ad una importante Arte della Lana, ma lacerata dalle lotte tra le fazioni Guelfe e Ghibelline, passò sotto la dominazione dei Visconti, degli Sforza, dei Francesi e del Papato, fino a quando, nel 1545 non fu eretta con la vicina Piacenza a Ducato da Papa Paolo III a favore del figlio Pierluigi Farnese. Una dinastia che regnerà per quasi due secoli, lasciando memoria del suo fasto e della sua grandezza in numerose opere e monumenti che ornano ancora il tessuto cittadino.
Nel 1731 la linea maschile dei Farnese si spegneva e il Ducato, con Parma per capitale, dopo una breve dominazione austriaca, passava alla famiglia dei Borbone, che impressero alla corte e a tutta la vita cittadina uno spirito squisitamente francese che pervase con la sua raffinatezza il mondo della cultura e dell’arte.
Dal 1802 al 1814 fu soggetta al dominio napoleonico, che ne fece il capoluogo del dipartimento del Taro. Al congresso di Vienna del 1815 fu assegnata a Maria Luigia, moglie di Napoleone e figlia dell’Imperatore Francesco I d’Austria.
 
Nel 1847, alla sua morte, il Ducato tornò ai Borbone. Assassinato nel 1854 il duca Carlo III, la moglie Luisa Maria di Berry assunse la reggenza in nome del figlio Roberto fino a quando, nel 1859 un generoso moto popolare la costringeva a lasciare dignitosamente il Ducato.
 
Il 18 marzo 1860 con un solenne plebiscito Parma sacrificava all’Unità d’Italia il suo splendido passato di capitale.